Per la mia amica J, nelle cui parole mi specchio così spesso che proprio non posso pensare sia “per caso”.
Questa mattina ho letto l’annuncio di un concerto. Dopo aver esclamato wow!! ho pensato che, come quasi tutto ciò che amerei fare, non ci andrò. Vorrei, ma non posso. Matematico.
Mi sono chiesta ancora una volta perché il mio tempo sia ostaggio di ciò che devo e non di ciò che voglio, perché gli obblighi siano più forti e resistenti di un muro di cemento, perché il mio io voglio non sia quasi mai seguito da un io posso.
E no, la risposta non c’è. Vorrei poter dire che in fondo è semplice: basta prendere in mano la propria vita, alzare la testa e mandare tutto e tutti affanculo, ma tanto so che non lo farò mai, che spavalderia e coraggio non fanno e non faranno mai parte del mio corredo genetico.
Ho preso posizione sulla ruota con il solito umore da ogni giorno è lunedì mattina, ora che ci penso dovrei scriverlo in inglese e farmi una maglietta fighissima, e ho iniziato a pedalare da bravo criceto. Però a un certo punto ho rallentato e mi sono guardata intorno. Gli altri erano impegnati nella loro corsa quotidiana, ma io non riuscivo a vedere altro che futilità nei loro gesti e nelle loro parole, un’inutile spreco di energia nel rendere complicato ciò che dovrebbe essere semplice, nel trasformare ogni piccolo intoppo quotidiano in un enorme problema da affrontare di petto. Mi sono sentita estranea a tutto, una bolla di silenzio dentro una bolla di enorme caos che non fa che aumentare l’entropia di un sistema già esausto.
Non è così che mi piace vivere anzi, a dirla tutta, non mi importa nulla di ciò che per coloro che, per loro sfortuna, condividono la ruota con me, sembra essere vitale. Così ho messo la sordina a un assurdo cicaleccio su importanti argomenti di rilevanza nazionale, il black friday di amazon, il colore dell’anno per gli addobbi di Natale e l’organizzazione di un’odiosa cena aziendale su tutti, e mi sono messa a pensare al libro che avevo in borsa, a quanto avrei voluto terminare di leggerlo la sera prima, invece di addormentarmi sul più bello; alla sciarpa che sto lavorando a maglia con pazienza, una riga dopo l’altra, aggiungendo un colore alla volta man mano che la lunghezza cresce e l’umore cambia, consapevole che forse anche per quest’inverno non sarò in grado di finirla; alle novità di lavoro che dovrò affrontare senza convinzione e senza che possa oppormi, a come sia inevitabile e al tempo stesso difficile adattarsi al cambiamento per sopravvivere.
Mi piacerebbe fare come il pettirosso della mia amica J, trovare qualcuno che mi prenda in simpatia e mi regali briciole di biscotto, costruire un nido solido in cui passare il tempo cattivo e volare via quando la vita diventa difficile. Ma non è così che vanno le cose e mi è tornato alla mente un ricordo di qualche anno fa, quando avevo iniziato a nutrire un gruppo di uccellini che abitavano il mio giardino, privati dalle molte nevicate della possibilità di procurarsi il cibo.
Avevo fatto le cose per bene, mi ero procurata le granaglie giuste, lo strutto, briciole di dolci e scaglie di frutta secca e avevo impastato palline gustose, appese ai rami secchi come fast food per piccoli affamati. Il primo giorno era stato esaltante spiare i loro voli, dapprima timidi, poi sempre più spavaldi e anche la popolazione era aumentata, prima solo passeri, poi anche cincie, pettirossi, cardellini, qualche merlo beneducato, ciascuno mangiava rispettando il suo turno, senza prendere più di quanto poteva raccogliere nel becco, per portare le provviste al sicuro in un andirivieni che metteva allegria. La serenità del mio giardino è durata, come tutte le più belle cose, solo lo spazio di poche ore. Poi sono arrivate le gazze. Invadenti, rumorose, prepotenti e aggressive, hanno spazzato via tutto il cibo con ingordigia, dopo aver fatto scappare a colpi d’ala gli altri avversari più deboli.
In un mondo perfetto gli uccelli si sarebbero coalizzati contro le gazze prepotenti e le avrebbero fatte scappare a suon di beccate, ma la realtà è che questa è la vita vera e non un reality. Il forte vince e il debole china la testa e questa storia senza morale edificante non fa eccezione. (Però alla cena aziendale mi darò malata!).
hai descritto perfettamente la realta’ quotidiana di tutti quelli che non si adattano al vuoto ed al piattismo di questa societa’ malata. Condivido in pieno ogni parola ed anche io mi isolo nel mio mondo incantato per uscirne solo a contemplare la natura, unica cosa che mi da pace e bellezza … gazze comprese 😊
Mi piacePiace a 3 people
Società malata, lavoro malato, colleghi non ne parliamo….. è dura…. un abbraccio grande, facciamoci compagnia! 🌹
Mi piaceMi piace
nel mio ufficio ne ho una nella scrivania di fronte alla mia, ogni giorno e’ ‘na gioia 😄
Mi piaceMi piace
uhhh come ti capisco!!!
Mi piaceMi piace
😣
Mi piacePiace a 1 persona
A volte non è il caso di mandare tutti a fanculo, ma scegliere e quella scelta col tempo diventa difficile, anche perchè ci si è abituati a farsi coccolare dalla propria malinconia e il proprio dolore…
E’ difficile, caro tesoro mio… ma si può fare ❤ ❤
Mi piacePiace a 1 persona
Non è più neanche dolore, sai Tatina? Ormai è abitudine, grigiore, piattezza a cui non faccio quasi più caso, tranne quando capita un vorrei ma non posso 😘
Mi piacePiace a 1 persona
Hai detto bene : “abitudine” e quella è ciò che fa male ma in qualche modo dà una certezza, per quanto pessima possa essere. In quella sta la difficoltà del movimento, affrontare l’ignoto di una scelta o anche solo un pensiero ❤ ❤
Mi piaceMi piace
❤
Mi piaceMi piace
Sono giorni, per me e per te, in cui si fanno cose perché si deve e non perché si vuole.
Si indossa il sorriso di circostanza e si fanno, ma si vorrebbe essere altrove a fare tutt’altro.
Ma arriveranno i giorni giusti, quelli in cui il cuore sarà meno amaro.
Passerà l’inverno, arriverà la primavera e si abbandonerà il nido per andare a costruirne un altro più bello e comodo da qualche altra parte.
Per il momento continua a lavorare alla tua sciarpa e ad aggiungere colore.
Vedrai che un giorno tutto questo grigiore sarà solo un ricordo.
Grazie del regalo che mi hai fatto. ❤
Te lo scrivo con le lacrime agli occhi, ma stavolta sono di commozione e di gioia.
La tua amica J.
Mi piacePiace a 1 persona
Sono contenta ti sia piaciuto, avevo paura di aver esagerato con la cupezza, però contavo su quella sottile comprensione che ci fa sentire un’affinità speciale tra noi. Qualcosa sarà, ne sono certa, ogni giorno cambiamo anche senza accorgercene e chissà che prima o poi il cambiamento per una volta non sia a nostro favore.
Un abbraccio forte fortissimo, amica mia.
Mi piacePiace a 1 persona
La cupezza è uno stato d’animo e chi come noi trova catarsi nelle parole, fa bene a scriverne.
Poi forse dopo si sta meglio o forse no.
Leggere te è un po’ come guardarmi allo specchio e trovare risposte.
L’affinità speciale, come l’hai definita tu, non sarebbe di certo nata se tu non fossi così come sei.
Quindi grazie, grazie davvero!🙏❤️
Mi piaceMi piace
😘❤
Mi piaceMi piace
Tutto vero… Un abbraccio e un applauso per la canzone😀
Mi piaceMi piace
grazie! mi prendo l’applauso e ricambio l’abbraccio 🙂
Mi piacePiace a 1 persona
La vita è come la sciarpa a cui stai lavorando, ci vuole tenacia e pazienza, senza mai mollare, neanche quando sei stanchissima. Non tutti i colori possono essere accesi, c’è bisogno anche del grigio. Poi come sarà l’effetto finale lo saprai solo quando sarà completa…
Mi piaceMi piace
Infatti la mia sciarpa ha una base grigia e ci sto aggiungendo colore un po’ alla volta… grazie per il tuo bel commento 🙂
Mi piacePiace a 1 persona
però, qui, hai incanalato i pensieri nella direzione giusta, lontano dai venerdì neri (che a me, come termine, non evocano grandi sconti ma lugubri presentimenti) e dai lunedì obbligati, li hai indirizzati verso qualche briciola piacevole, la lettura sospesa, la sciarpa che procede, come quelle che offri ai tuoi uccelletti. A questo proposito, noto che da me c’è più democrazia tra le varie speci, gazze e tortore non invadono il campo di pettirossi e cince forse perchè le briciole le metto sul piatto di una vecchia stadera appesa in terrazzo, troppo vicino a casa perchè gli uccelli più grossi si azzardino ad avvicinarsi 🙂
un abbraccio di buona giornata
ml
Mi piaceMi piace
belli questi venerdì neri e lunedì obbligati, sei un maestro di parole tu! Mi hai dato un buon consiglio, lo seguirei se potessi, ma negli ultimi due anni il giardino è diventato regno e dominio assoluto di uno stregatto di 12 kg che fa strage di ogni oggetto volante passi nel suo spazio aereo…. disgraziato! 🙂 un abbraccio e buon proseguimento di giornata.
Mi piaceMi piace
E’ vero. Tutto. Ed è un pò anche colpa nostra. Tanti piccoli uccelli possono sconfiggere un’aquila. Ma nessuno si sporcherebbe le mani, già troppo esausto e stressato per le beccate di uccelli maggiori e brutti che gridano di lavorare e tirare dritto per la propria strada. E’ colpa di tutti, vittime, nessuno escluso. Ma tant’è…
Mi piaceMi piace
…. si fa come si può…. possibilmente senza farsi venire un’ulcera…. 😉
Mi piaceMi piace
Oddio, non so da dove iniziare. Vorrei sapere quale era il concerto che avresti voluto vedere e quali sono i colori della tua sciarpa, la lunghezza e che tipo di lana stai usando. Vorrei sapere cosa state organizzando per la cena aziendale di Natale che bidonerai, come è il tuo giardino e che libro hai in borsa. Poi mi sono venuti in mente ricordi dell’inverno in Svezia, di quello in Toscana dove avevo messo del cibo per i passerotti sul balcone e che hanno biecamente snobbato così come una recente visita a Villa Borghese. Insomma, il tuo post ha scatenato un macello nella mia testa 🙂
Mi piaceMi piace
E allora scrivi!! Butta fuori il macello che non vedo l’ora di leggerlo!!! Adesso sono sulla ruota, ma appena sono in pausa prometto di soddisfare le tue curiosità.
Non tutte…. di qualcuna farò un post 😉😘
Mi piacePiace a 1 persona
Veniamo alle domande facili! La cena aziendale sarà probabilmente in una pizzeria senza pretese, tra l’altro io non mangio pizza, e sarà una lagna perché siamo un gruppo piccolo e male assortito, ci sopportiamo ogni giorno per troppe ore quindi non capisco da dove arrivi questa voglia di guastarci anche il riposo serale.
Il mio giardino è anziano, ha più di 60 anni perché è la casa dei miei nonni, ci sono molte rose, peonie, iris blu, qualche pianta di glicine, un gelsomino che in estate profuma tutta la strada, una pianta di lillà e tante ortensie. C’è un muretto a secco ricoperto di edera che ospita un condominio di lucertole e una folta siepe di ligustro che dà rifugio agli uccelli. Quella siepe mi è cara perché è stata messa a dimora da mio padre nell’ultima estate prima di morire. Ogni tanto si ammala e ha bisogno di una vigorosa potatura, ma finora ce l’ha fatta.
Il concerto è dei King crimson e Alice Cooper, una robina leggera!
La sciarpa è iniziata come total grey, con una lana piuttosto granulosa, poi ho iniziato ad aggiungere del color ottanio, una bella sfumatura di verdeblu, e adesso ho aggiunto qua e là una riga sottile di bordeaux, perché mancava un tocco di rosso. La lunghezza è a piacere, smetto quando mi stufo! 😀
Il libro è bellissimo e merita un post a parte, che scriverò presto 😉
Ma tu scrivi, mi raccomando, racconta i tuoi ricordi che è sempre bello leggerti.
Mi piacePiace a 1 persona
Questa risposta è un post a sè stante. Il tuo giardino ricorda quelli che si leggono nei libri e quelli che ricordano l’infanzia e che purtroppo non esistono quasi più. Grigio ed ottanio sono tra i colori che più mi piacciono in questo periodo
Grazie per avermi dedicato tutto questo tempo e tutte queste parole :-*
Mi piaceMi piace
Ma grazie a te! È stato bello raccontare
Mi piacePiace a 1 persona
Quello che hai scritto ha descritto perfettamente quello che spesso provo anche io. Siamo fatti così e non possiamo cambiare, le “gazze” neppure. Se alziamo la testa ci vengono a “beccare” perché, per loro non è parlare ma polemizzare. Sai cosa penso? Prendi solo il buono, ce ne è poco, ma c’è. Abbiamo già i nostri problemi da affrontare, inutile sprecare fiato per chi, intanto, non capirebbe. Buona giornata 😘
Mi piacePiace a 1 persona
Eh, lo so, è legge di natura. Dura lex sed lex e pazienza…. anche lo scorpione punse la rana e affogò miseramente, non ho descritto nulla di nuovo e sono passati più di duemila anni… Ma sì, prendiamo il buono e al diavolo il resto! Buona giornata anche a te 🙂
Mi piacePiace a 2 people
Un black wednesday il tuo direi. Arriveranno i bright sunday 🙂
Mi piacePiace a 1 persona
magari!!! grazie 🙂
Mi piacePiace a 1 persona
Anche le gazze hanno il diritto di mangiare però 🙄…
Mi piaceMi piace
È una legge di natura, ovviamente, ma non per questo il risultato mi è stato più gradito
Mi piacePiace a 1 persona
La chiusa è perfetta…è la realtà della vita che alla fine vince.
Ma di quella realtà siamo protagonisti, volenti o no.
(che colore è poi quello prevalente per Natale? )
Mi piaceMi piace
sai che non lo so davvero?? ogni volta che provano a parlarmene ringhio e mi lasciano in pace! 😀 😉
Mi piacePiace a 1 persona
🙂
Mi piacePiace a 1 persona
cara Mela, che fortuna aver potuto dare da mangiare agli uccellini (segno che abiti in un bel posto, circondato dalla natura). Una domanda mi sorge spontanea : ha la priorità la sciarpa o il concerto ? (rido ma neanche più di tanto). E’ un momento questo tuo, poi se ne andrà.
Bella storia la sorpresa che hai fatto alla tua amica J ! Mi piace… ne sarà felice.
Un bacio 🙂
Mi piacePiace a 1 persona
Sì, una città piccola con ancora un po’ di verde intorno, per fortuna.
Nulla ha la priorità, la sciarpa è un passatempo, il concerto un desiderio che rimarrà irrealizzato.
Alla fine ci ho fatto l’abitudine.
La sorpresa è piaciuta, meno male, temevo di essere stata troppo cupa.
Un bacio a te 🙂
Mi piacePiace a 1 persona
allora il concerto è lontano da casa… per forza, deve essere così, l’unica spiegazione che mi posso dare…..
Mi piaceMi piace
non solo… dove lavoro la richiesta di permessi straordinari non è vista per nulla di buon occhio… alla fine sono così stufa di musi lunghi e nervosismo che mi rassegno e non chiedo, faccio prima.
Mi piaceMi piace
se lavori nel privato, come spero, siamo quasi a fine anno e io fossi in te mi sforzerei e chiederei. Capisco cosa intendi ma un sogno è un sogno…..
Mi piaceMi piace
ci proverò 🙂
Mi piaceMi piace
ho imparato che si deve osare…. ciao Mela!
Mi piacePiace a 1 persona
Noi abbiamo appena saputo del pranzo aziendale, e già molti stanno ideando il modo per svignarsela. Io non scappo, ci vado, un po’ per aspetti organizzativi che mi coinvolgono, un po’ perché io sono abbastanza socievole (quando voglio) e vedere i colleghi (alcuni dei quali sono una volta all’anno) non mi dispiace.
Dispiace invece anche a me, Mela, il fatto che spesso i desideri non trovino corrispondenza nella loro realizzazione, rimanendo tali. Non dico di averci fatto l’abitudine, ma non mi sorprende più il fatto che “voglio” e “posso” si trovino su due rette parallele.
Mi piaceMi piace
Io lavoro in una realtà piccolissima, ci vediamo sei giorni su sette, otto ore al giorno, sempre le stesse persone che non si sopportano per tutto l’anno. Perché, mi domando, farci andare di traverso anche la digestione? Siamo sempre noi in fondo, cosa cambia?
Ci ho fatto il callo anche io, abbastanza direi, ma ogni tanto il rimpianto punge…
Mi piacePiace a 1 persona
Posso immaginare.
E posso anche immaginare che sia anche più complicato estrarre dal cilindro una scusa plausibile.
Almeno da noi siamo in più di 100, e starsene a casa con una scusa è più semplice.
Mi piaceMi piace
Non c’e da aggiungere nemmeno una virgola…
Difficile sopportare per anni quel “Vorrei… ma…!
Mi piaceMi piace
Devo dirti, Cristina cara, che sono quasi al limite…. forse, come mi è stato detto da chi mi conosce bene, non ho ancora toccato il fondo ma credo non manchi più molto…
Mi piaceMi piace
So bene come ti senti. Però dal fondo dobbiamo risalire in superficie…
Mi piaceMi piace
Eh sì, sarà da fare..
Mi piaceMi piace
Cara Mela, io non lo qual è può essere la soluzione, di certo non appartengo al mondo dei forti, ma neanche a quello dei deboli, non saprei dove collocarmi, diciamo che considerato che il mondo non è perfetto, forse ci dobbiamo attrezzare affinchè possiamo quanto meno, non dico camminare, ma quanto meno “scivolare” sulla sua imperfezione. E sono diventato talmente bravo che ho un culo lisssio lissio! Sul discorso della cena, io non posso darti consigli. Ho conosciuto svariate realtà aziendali, senza mai nessuna che mi cagasse de striscio, ma quello che ho imparato è che tutti i datori di lavoro vanno presi per il culo, perchè forse è l’unico modo per sopravvivere. Ci si becca..ho fatto i biglietti! ❤
Mi piaceMi piace
Le tue parole, scivolare sulle imperfezioni, mi hanno fatto venire in mente le lame di un pattinatore, una figura che si muove con grazia nonostante il pericolo di cadere.
Siamo tutti pattinatori, ci teniamo in equilibrio e qualche caduta ci sta.
La cena è un nodo da sciogliere…. ci devo pensare… Non vedo l’ora di abbracciarti ❤ ❤
Mi piacePiace a 1 persona
La maglietta sarebbe fantastica, se la fai, spediscimene una : D
D’accordo su tutto il resto, questo è un mondo faticoso, fortuna che si trovano righe come queste, dove leggi e ti senti a casa e capita, visto che hai espresso concetti in cui mi ritrovo perfettamente. Un abbraccio ❤
Mi piaceMi piace
Un abbraccio! Mi sei mancata e spero ti stia girando alla grande (non solo le palle, intendo….) ❤
Mi piaceMi piace
sì, anch’io spesso mi sento, come te, un criceto sulla ruota con tanta volta di evadere dalla gabbietta. Ma forse, se non un’evasione, un modo per andare a fare un giretto fuori l’ho trovato. speriamo non sia solo un vorrei ma non posso. ti abbraccio
Mi piaceMi piace
speriamo di no, ci vuole proprio una via di fuga! ricambio l’abbraccio 🙂
Mi piaceMi piace
Il senso di estraneità è percepito solo da una profonda sensibilità e spesso mi dico che chi riflette poco vive meglio. Ma sarà poi così? O questi si perdono tantissime sfumature della vita che, per quanto amare, completano il nostro bagaglio umano?
Le tue parole mi hanno fatto scattare una molla, cerco di ricavarmi il tempo per un regalino… 😉
Ti abbraccio tanto tanto. ❤
Mi piaceMi piace
In effetti la domanda che poni è un vero dilemma amletico e forse per questo al gioco della vita tutti partecipano anche se non vince nessuno.
Sono curiosa di questo regalino…. spero sia una delle tue perle di elegante saggezza.
Notte dolce Primula
Mi piacePiace a 1 persona
Un sereno weekend tesoro. ❤
Mi piacePiace a 1 persona
All’ultima cena, di lavoro, di due settimane fa, pagata da un medico arrogante, son stata la mosca bianca.
L’unica a non andarci.
Non è stato facile. Ma, Dio mio, mi son sentita libera.
Felice come non mai!
Alla mia età, finalmente, sto imparando.
Mi sembra addirittura di respirare meglio. 😅.
Buonanotte, cara mela💫❤️
Mi piaceMi piace
Grazie Dina, così mi rincuori. Una notte serena a te 🙂
Mi piacePiace a 1 persona
Pingback: Sisifo felice? | Ma Bohème